E' sorprendente come, leggendo l'intervista di oggi sul Corriere della Sera del cantautore Francesco De Gregori, considerato il cantante "impegnato" per eccellenza, e, ça va sans dire, di sinistra, si possano trovare, con una chiarezza e una lapidarietà senza pari, gli errori, i falsi miti, i feticci che la sinistra degli ultimi anni ha adorato, e che non l'hanno portata a nient'altro che alla sconfitta in elezioni già vinte. Ecco una definizione della sinistra di oggi, politica e sociale:
"La sinistra oggi è un arco cangiante che va dall'idolatria per le piste ciclabili a un sindacalismo vecchio stampo, novecentesco, a tratti incompatibile con la modernità. Che agita in continuazione i feticci del "politicamente corretto", una moda americana di trent'anni fa, e della "Costituzione più bella del mondo". Che si commuove per lo slow food e poi magari, "en passant", strizza l'occhio ai No Tav per provare a fare scouting con i grillini. Tutto questo non è facile da capire, almeno per me."
Sempre a proposito di Grillo, e del miraggio piddino di un "governo del cambiamento" con i cinque stelle, ecco l'opinione di De Gregori:
"Questo governo non piace a nessuno. Ma credo fosse l'unico possibile. Ringrazio Dio che non si sia fatto un governo con Grillo e magari un referendum per uscire dall'euro... Ho trovato inquietante la campagna di Grillo, il suo modo di essere e di porsi, il rifiuto del confronto, le adunate oceaniche... Molti elettori e molti eletti del M5S sono sicuramente persone degne e capaci di fare politica. Ma questa idea della Rete come palingenesi e istituzione iperdemocratica mi ricorda i romanzi di Urania."
Anche sull'idea di "inciucio" col nemico, un classico spauracchio della "base", o meglio, di ciò che i giornali dipingono come base del Pd, De Gregori ha una sua idea:
"Sono stufo del fatto che, appena si cerca un accordo su una riforma, subito da sinistra si gridi all'"inciucio", al tradimento. Basta con queste sciocchezze. Basta con l'ansia di non avere nemici a sinistra... Ho votato Pci quando era comunista anche Napolitano. Ma viene il momento in cui la realtà cambia le cose, bisogna distaccarsi da alcune vecchie certezze, lasciare la ciambella di salvataggio ed essere liberi di nuotare, non abbandonando per questo la tua terra d'origine. Non ce la faccio più a sentir recitare la solita solfa "Dì qualcosa di sinistra"... Proviamo piuttosto a dire qualcosa di sensato, di importante, di nuovo. Magari scopriremo che è anche di sinistra"
E l'antiberlusconiano De Gregori, dopo aver detto la sua idea riguardo al Cav, tratteggia anche lì il tragico errore della sinistra nostrana:
"Berlusconi era inadatto a governare l'Italia. Mi chiedo però anche se l'Italia sia adatta a essere governata da qualcuno... Però, guardi, ho seguito con crescente fastidio e disinteresse l'accanimento sulla sua vita privata. Forse potevamo farci qualche domanda in meno su Noemi e qualcuna di più sull'Ilva di Taranto? Pensare di eliminare Berlusconi per via giudiziaria credo sia stato il più grande errore di questa sinistra. Meglio sarebbe stato elaborare un progetto credibile di riforma della società e competere con lui su temi concreti, invece di gingillarsi a chiamarlo Caimano e coltivare l'ossessione di vederlo in galera... mi irrita sentir parlare di "regime berlusconiano": è una falsa rappresentazione, oltre che una mancanza di rispetto per gli oppositori di Castro o di Putin che stanno in carcere."
E infatti la contraddizione della sinistra sull'"anomalia" berlusconiana viene in gioco proprio oggi, giorno della sentenza della Cassazione sul processo Mediaset, una sinistra lacerata tra il desiderio di vedere il rivale di sempre al gabbio, eliminato per via giudiziaria, e il timore che, in caso di scomparsa dalla politica dell'ex-premier, crollerebbe anche questo Pd e questa sinistra, vissuto per anni nella comodità di non aver nulla da dire se non "Berlusconi dimettiti" e "Smacchiamo il giaguaro", che si ritroverebbe di colpo a faccia a faccia con una realtà diversa dalle sue false rappresentazioni. Anche perchè, prima e al di là del "Caimano" Berlusconi, c'è il paese, e De Gregori l'ha capito, il Pd no. Ricordate come a fine 2011 il Pd sfruttò la crisi europea, la Merkel, lo spread, per far fuori il governo Berlusconi? Ebbene, ecco cosa ne pensa il cantautore:
"Il mio amore per l'Italia, e per gli italiani, non è in discussione. Sono stato berlusconiano solo per trenta secondi in vita mia: quando ho visto i sorrisi di scherno di Merkel e Sarkozy"